Il take-away e la consegna a domicilio sono due servizi in fortissima crescita nel panorama della ristorazione internazionale.
Se stai pensando di inserire, tra i servizi del tuo ristorante, anche quello del cibo da asporto, è necessario però prima analizzare nel dettaglio i punti seguenti.
APRIRE UN TAKE AWAY: la valutazione economico finanziaria
Aprire un take away può rivelarsi veramente remunerativo in quanto riduce al minimo i costi gestionali e massimizza i profitti di un pasto che viene consumato a casa del cliente, senza somministrazione sul posto. Occorre però in primo luogo trasformare l’idea in un business plan economico per stimare tutti gli investimenti necessari ed i costi fissi per la gestione di questa nuova attività. Occorre inoltre tenere in considerazione se l’ubicazione dell’attività sia strategicamente valida (es: luogo frequentato da turisti/studenti/lavoratori) o nel caso non lo sia, stimare i costi di marketing necessari a promuoverla adeguatamente.
Secondo alcuni studi il bacino di utenza delle persone che utilizzano il take away è in costante aumento e sta generando un abitudine diffusa che difficilmente andrà scomparendo. L’opzione take away risponde quindi all’esigenza di coniugare i ritmi lavorativi sempre più frenetici al desiderio di consumare il proprio pasto di qualità tra le mura domestiche con la propria famiglia.
Entrare in questo caotico mondo per le attività già avviate e riuscire ad avere successo significa perseguire un solo obiettivo: far percepire al consumatore finale la qualità differente dei nostri prodotti.
APRIRE UN TAKE AWAY: gli aspetti amministrativi
Le pratiche amministrative per aprire un take away non sono particolarmente complicate, tuttavia è sempre bene fare attenzione sia alla vigente normativa Comunale che a quella Regionale per capire se ci sono limitazioni particolari da tenere in considerazione. Ogni Comune ha infatti un ufficio preposto specializzato all’avvio delle attività o in alternativa rivolgersi ad un Dottore Commercialista che potrà semplificare questa fase.
Qualora non siate già in possesso di una partita IVA, sarà necessario aprirla prima di affrontare qualsiasi tipologia di spesa. Sarà poi necessario comunicare l’inizio attività mediante una SCIA al Comune dove l’attività avrà sede e, successivamente, alla Camera di Commercio. Occorrerà, in caso di nuova apertura, allegare alla SCIA anche i documenti inerenti i requisiti richiesta dall’ASL competente nonchè l’autorizzazione dei Vigili del Fuoco. Quando l’attività inizierà, sarà necessario predisporre la pratiche di iscrizione all’INPS e all’INAIL per essere in regola con la copertura assicurativa.
APRIRE UN TAKE AWAY: la scelta del cibo da proporre
Il take away si presta molto a poter raggiungere i gusti di clienti differenti con molta facilità. Accanto infatti al menu classico è possibile pensare a dei menu periodici in promozione a rotazione settimanale, per garantire maggiore varietà di offerta. Proporre anche periodicamente cibi della cucina internazionale sarò sicuramente apprezzata dalla clientela.
Qualunque sia il target scelto la qualità dei prodotti venduti è essenziale così come l’ordine e la pulizia del locale che, ancorchè chiuso al pubblico, è comunque il luogo nel quale la clientela attende la consegna del proprio ordine.
Per darti qualche spunto, ti invito a leggere I 10 prodotti migliori per l’asporto e la consegna a domicilio, articolo scritto da Roberto Pederiva, titolare di una piccola impresa di distribuzione alimentare. Come l’imprenditore sottolinea, la concorrenza tra chi propone cibi d’asporto si vince con:
– prodotti ed ingredienti di qualità
– marchi non sempre reperibili nella grande distribuzione
– attenzione per come il cibo arrivi a destinazione (alla giusta temperatura, integro, ben presentato).
APRIRE UN TAKE AWAY: la promozione online
“A cosa serve saper fare i panini più buoni della città, se pochi lo sanno?”, così dice Fulvio Julita, autore del libro Raccontare le imprese.
Per arrivare ai clienti, dobbiamo imparare a raccontarci online; la comunicazione è un pilastro di qualsiasi impresa, anche quando si tratta di una piccola realtà. Non servono grossi investimenti, è sufficiente un po’ di strategia e costanza per far conoscere il proprio servizio sul territorio. Le azioni che il consulente di marketing digitale suggerisce sono:
1) Avere un piccolo sito web dove far trovare le informazioni di base. Bastano poche decine di euro usando una di quelle piattaforme – come Jimdo o Wix – che consentono a chiunque di farne uno, pur senza disporre di competenze informatiche.
2) Una pagina Facebook e un account Instagram da alimentare costantemente di contenuti.
3) Le inserzioni a pagamento di Facebook per arrivare sotto agli occhi del pubblico giusto.
4) Una mailing list ben curata, per raggiungere via mail i propri clienti; si può usare ad esempio Mailchimp, gratis fino a 2000 indirizzi.
5) Un numero WhatsApp in evidenza, per offrire un canale di contatto facile ai clienti e gestire le cosiddette liste broadcast.
6) Una scheda GoogleMyBusiness sempre aggiornata. È quella che appare su Google se digitiamo il nome della nostra attività.
7) E per finire, tante foto da diffondere con tutti i mezzi.
“Il cibo non è solo nutrimento” conclude Fulvio Julita “è un’esperienza da vivere anche con gli occhi”.