Il personal chef è, di base, un cuoco come gli altri che però ha scelto di offrire un servizio personalizzato presso le abitazioni dei propri clienti. Per fare questa professione è importante avere alle spalle studi e formazione in ambito alberghiero. Vediamo insieme i passi da seguire per aprire questa tipologia di attività.
Chef a domicilio: quali requisiti servono?
Il requisito fondamentale per svolgere questa attività è l’abilitazione per la somministrazione di cibi e bevande (presso Camera di Commercio, Confesercenti, Confcommercio o strutture private riconosciute) e l’attestato HACCP per le norme igienico-sanitarie, da rinnovare nel tempo secondo la norma vigente.
Chef a domicilio: la stesura del business plan
Come per qualsiasi nuova attività imprenditoriale la stesura del business plan con il vostro consulente è fondamentale. Nellio specifico per l’attività di chef a domicilio è necessario considerare:
- i costi di approvvigionamento delle materie prime
- i costi di un eventuale adeguamento dell’autoveicolo per adeguato stoccaggio dei cibi
- i costi per la promozione online dell’attività
Chef a domicilio: quale codice ateco?
L’apertura dell’attività di chef a domicilio prevede una serie di adempimenti burocratici. Tra essi:
- Attivazione della partita IVA presso l’Agenzia delle Entrate con attribuzione codice ateco 56.21.00 “catering per eventi, banqueting”.
- Iscrizione al Registro delle Imprese da fare alla Camera di Commercio, con la regolarizzazione delle posizioni INPS (artigiani) e INAIL
- Segnalazione di inizio attività agli uffici del Comune competente
Se hai letto questo articolo e vuoi approfondire l’argomento contattaci o prenota una consulenza online.