Il rinvio a gennaio del versamento del secondo acconto derivante dalla dichiarazione dei redditi – e la possibilità di rateizzarne l’importo in cinque rate mensili è contenuto nel Dl 145/2023 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre). Vediamo insieme gli aspetti principali:
Rinvio secondo acconto: chi riguarda?
Sono coinvolte, per il solo anno 2023, le persone fisiche titolari di partita Iva che nel periodo d’imposta precedente dichiarano ricavi o compensi di ammontare non superiore a 170.000 euro, per cui tutti coloro che nel 2022 (modello Redditi 2023) dichiarano ricavi/compensi di importo maggiore manterranno l’acconto obbligatorio a novembre.
Sono escluse tutte le società (anche personali) e gli studi associati, ma anche i loro soci/associati, a meno che non abbiano una posizione personale con partita iva indivisuale. Restano escluseanche tutte le persone fisiche non titolari di partita Iva, indipendentemente dalla tipologia di reddito prodotto.
Rinvio secondo acconto: quali tributi posso essere pagati a gennaio?
Il riferimento è ai redditi dichiarati pertanti sono esclusi i contributi previdenziali e assistenziali e i premi assicurativi Inail. Dovrebbero invece rientrare i versamenti dell’addizionale regionale Irpef e dell’imposta sostitutiva Irpef dei forfettari e dei minimi.
Rinvio secondo acconto: quali sono le nuove scadenze?
Qualora si rispettino i requisiti sopra descritti il secondo acconto IRPEF scadrà al 16 gennaio 2024 anzichè il 30 novembre 2023 (quindi con la possibilità di avere a disposizione un bilancio più certo per valutare l’importo da versare) e con la facoltà di rateizzare quanto dovuto in un massimo di 5 rate.
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