Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più la tendenza a scrivere e diffondere i propri libri in modo autonomo, senza l’appoggio di un editore e con percentuali di utile superiori sulle vendite. Il fenomeno si chiama Self-publishing (o autopubblicazione) ed in questo articolo cercheremo di rispondere ad una domanda frequente: è possibile guadagnare con il Self publishing senza avere partita iva?
Prima di iniziare la trattazione dell’argomento è importante specificare che in Italia, così come accade per molte altre professioni digitali al momento non esiste una normativa specifica riguardante il Self Publishing. Bisogna quindi leggere le norme esistenti ad adattarle a questa nuova tendenza.
Self-Publishing: pubblicazione diretta o indiretta?
Una prima differenza fondamentale per rispondere alla necessità di avere o meno la Partiva IVA è capire se pubblicherò il mio libro in maniera diretta o indiretta.
- Nel caso di pubblicazione diretta, l’autore aprirà una propria piattaforma online per la commercializzazione del libro oppure si occuperà in prima persona della stampa (nel caso del libro cartaceo) e della distribuzione. In questi casi, dunque, ci troviamo di fronte ad una attività di impresa svolta in maniera continuativa ed è quindi obbligatoria la partita IVA, l’Iscrizione al Registro imprese ed un inquadramento dell’attività nell’ambito dell’editoria.
- Nel caso invece di pubblicazione indiretta, l’autore commercializza il suo e-book attraverso delle piattaforme digitali (ad esempio Youcanprint) alle quali concede apposita autorizzazione e che si occupano quindi di stampare on-demand il prodotto, commercializzarlo e spedirlo. Alla luce di questo contratto l’autore quindi autorizza la commercializzazione alla piattaforma, la quale riconoscerà una percentuale su ogni copia venduta chiamata royalty. Dal momento, dunque, che l’autore non svolge un’attività d’impresa non ha bisogno di aprire una Partita IVA.
Self Publishing in Amazon: serve la partita iva?
Differentemente da quanto indicato su numerosi siti online, il caso di Amazon KDP merita un approfondimento. Così come chiarito più volte da Amazon stesso e così come riportato nel contratto che propone a coloro che vogliono usare il servizio, Amazon non funge da editore ma da semplice distributore del libro. In questo caso quindi sarà lo scrittore a doversi occupare della scelta della copertina, dell’impaginazione grafica e della ricerca dei clienti tramite promozione. Svolge quindi attività di impresa che necessità l‘obbligo di apertura della partiva IVA.
Come dichiaro i guadagni dall’autopubblicazione?
Ipotizzando che io mi appoggi a piattaforme digitali e quindi che vada ad incassare solo delle royalty, queste ultime rappresentano comunque dei guadagni definiti come redditi di lavoro autonomo. Pertanto sono da assoggettare agli scaglioni classici di reddito delle persone fisiche (IRPEF) al netto della deduzione forfettaria pari al 40% sulle royalties incassate dagli autori di età inferiore a 35 anni e pari al 25% per quanto riguarda gli autori dai 35 anni in su.
È bene specificare anche che sugli importi incassati, l’autore subisce già una ritenuta sui relativi importi qualora la piattaforma di publishing utilizzata si trovi in italia. Nel caso invece di Amazon nessuna trattenuta viene effettuata e quindi l’incasso è al lordo delle tasse.
Self Publishing: devo pagare i contributi INPS?
La risposta a questo domanda è molto semplice:
- Se l’autore è iscritto ad una Cassa professionale (ad esempio un avvocato iscritto alla Cassa Forense) oppure al Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo ex ENPALS (FPLS), le royalty saranno sommate agli altri redditi derivanti dalla sua attività ordinaria.
- Se invece l’autore non è iscritto a nessuna cassa, non deve versare alcun contributo previdenziale (anche la Gestione separata è esclusa)
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